NAGARKOT


[English version below]

Alcuni bambini giocano a calcio, li osservo dal finestrino di un bus sgangherato. Tra poco si parte e si torna a casa. Alcuni scalzi, altri in ciabatte, i ragazzini inseguono un pallone di gomma. Uno di loro indossa la maglia numero 16 di De Rossi e sorrido pensando come, a volte, il mondo sia piccolo e bizzarro. Un marmocchio di un villaggio nepalese che forse mai varcherà i confini del proprio paese indossa la maglia di un calciatore romano, mentre un gruppo di italiani è proprio lì, accanto a lui (e uno di noi, guarda caso, è di Roma).

Un calcio troppo energico e la palla rotola giù. Il campo, infatti, è un terreno in pendenza, pieno di buche, montagnole e cespugli. È facile dover rincorrere il pallone, qui a Nagarkot, villaggio di tremila anime a quota 2195 metri. Situato a 32 km a est di Kathmandu, nel distretto di Bhaktapur, Nagarkot è considerato un punto privilegiato per osservare le verdissima valle sottostante e la catena dell'Himalaya. Siamo arrivati ieri. Usciti da lavoro siamo saliti su un bus, rimanendo imbottigliati per ore in mezzo al traffico infernale di Kathmandu; una volta giunti a Bhaktapur abbiamo mercanteggiato con l'autista di un taxibus e abbiamo raggiunto il villaggio, dove avevamo riservato una casa interamente per noi. Cena in un ristorantino accogliente, festa di compleanno a sorpresa per Nele e poi tutti a nanna, avvolti in mille coperte. Il meglio doveva ancora arrivare.

Sveglia alle 4. Infreddoliti e assonnati ci compattiamo all'interno di un minibus e cominciamo a risalire la collina. Se di collina si può parlare oltre i 2000 metri… È interessante come il luogo in cui si vive modifichi il linguaggio e il modo di interpretare la realtà circostante. La salita è ripidissima, noi siamo troppo pesanti e siamo quindi costretti a scendere per fare un piccolo tratto a piedi. In un attimo mi tornano in mente le vertiginose salite dei fiordi islandesi e il mio vecchio e scalcinato Freelander (pace all'anima sua). Arriviamo a destinazione e siamo ancora avvolti dall'oscurità. Il freddo è pungente e ci rintaniamo nell'unico punto di ristoro aperto per riscaldarci con un saporito chai. La notte comincia a cedere il passo al nuovo giorno che nasce, così ci incamminiamo verso la cima, raggiungendola in pochi minuti.

Non è giornata. L'intera valle è avvolta nella nebbia e circondata dalle nuvole, non si vede più in là di cinquanta metri. Intorno a noi turisti da ogni dove, giunti fin quassù nella vana speranza di ammirare lo spettacolo dell'alba sull'Himalaya. C'è anche un ragazzo nepalese che prova a vendere alcuni poster, ma non è esattamente il tipo di panorama che speravamo di contemplare. Siamo un po' delusi, ma la prendiamo con filosofia, consolandoci al pensiero dell'imminente colazione.

I raggi del sole sfilacciano la coltre oscura nell'eterna danza tra giorno e notte, tra luce ed oscurità. Le bandierine di preghiera tibetane fendono l'aria, il freddo ci accompagna ancora. Prima di fare ritorno verso il villaggio mi arrampico su una torretta per scattare un paio di foto, quando inaspettatamente accade la magia… Il cielo si apre, la foschia si dirada: i giganti bianchi si sono risvegliati! I picchi innevati di alcune delle montagne più alte al mondo si stagliano di fronte a noi, in tutta la loro imponenza e bellezza, altissimi nel cielo.

Il Dorje Lakpa ci guarda dall'alto dei suoi 6966 metri, il Langtang Lirung svetta tra le nubi a quota 7227, traendoci inizialmente in inganno per la sua sagoma simile a quella dell'Everest (oggi il cielo non è abbastanza limpido per avvistarlo), mentre poco distante si erge fiero il range del Ganesh Himāl, con quattro picchi oltre i settemila e quattordici sopra i seimila. È volgendo ancora lo sguardo a ovest che intercettiamo gli 8163 metri del Manaslu, l'ottava montagna più alta al mondo, recentemente balzata all'onore delle cronache in seguito alla valanga che lo scorso 23 settembre ha ucciso 11 alpinisti, tra cui l'italiano Alberto Magliano.

Rimaniamo impietriti e affascinati da questo spettacolo della natura, riscaldati del calore sole, avvolti dalle nuvole a bassa quota, estasiati, col sorriso sul volto.
Questo è ciò che rende grandioso il Nepal, un paese afflitto da moltissimi problemi, ma che nel profondo della propria terra conserva tesori di inestimabile valore. Le montagne dell'Himalaya raccontano una storia iniziata oltre settanta milioni di anni fa e sono oggi un delicato e prezioso gioiello da ammirare, rispettare e trattare con cura.

Decine di aquile si levano in volo e veleggiano sopra le nostre teste. Proseguiamo la giornata tra tazze di tè, pisolini e dal bhat, osservando il tramonto del sole e apprezzando ogni istante in questo angolo di paradiso. 
Alcuni bambini giocano a calcio, li osservo dal finestrino di un bus sgangherato. Tra poco si parte e si torna a casa. Un calcio troppo energico e la palla rotola giù.


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[English version]

Some children are playing soccer, I observe them from the window of a rickety bus. In few minutes we'll leave and return home. Some barefoot, others with slippers, the kids run after a rubber football. One of them wears the t-shirt number 16 of Roma's player Daniele De Rossi and I smile thinking how, sometimes, the world is small and bizarre. A boy from a Nepalese village who will possibly never cross the borders of his country wears the t-shirt of a Roman football player, while a group of Italians is just there, a few metres from him (and one of us is exactly from Rome).

One kick with too much energy and the ball rolls down. The pitch, in fact, is on a slope, full of holes, mounds and bushes. Quite often one needs to run after the ball, here in Nagarkot, a village of three-thousand people at a height of 2195 metres. Located 32 km east of Kathmandu, in the district of Bhaktapur, Nagarkot is considered a privileged point of view to observe the green valley beneath and a wide range of the Himalayas. We arrived yesterday. After work we jumped on a bus, getting stuck for hours in the infernal traffic of Kathmandu; once arrived in Bhaktapur we bargained with a taxibus driver and we reached the village, where we had already reserved an entire house for us. Dinner in a cozy restaurant, surprise birthday party for Nele and then straight to bed, enveloped in dozen of blankets. The best was yet to come.

Wake up at 4. Stiffened by cold and still sleepy we get inside a minibus and we start to go up the hill. If you can talk about hill above 2000 metres… It's quite interesting how the place where you live changes your language and the way you depict the surrounding reality. The climb is extremely steep and we're too heavy, so we need to get down the vehicle and walk for a little while. In just one second the dizzy slopes of the Icelandic fjords come back to my mind along with my old shabby Freelander (rest in peace). We reach our destination and we're still enshrouded in darkness. The cold is biting and we hole up inside the only open shed to get warm with a delicious chai. The night gives way to the rising day and we set off for the top of the hill.

Not our best day, I must say. The entire valley is covered by fog and surrounded by clouds, we can't see more than fifty metres. All around us there are a lot of tourists, arrived up here in the vain hope of admiring the sunrise over the Himalayas. There's also a Nepalese guy trying to sell posters, but that's not exactly the panorama we were looking for. We're a bit disappointed, but we take it easy, taking comfort with the idea of the imminent breakfast.

The rays of sunshine fray the dark blanket in the eternal dance between day and night, light and darkness. The Tibetan prayer flags slice through the air, the weather is still cold. Before coming back to the village I climb on a turret to take few pictures, when suddenly and unexpectedly the magic happens… The sky clears up, the haze thins out: the white giants are awake! The snowy peaks of some of the highest mountains in the world stand out in front of us, with all their majesty and beauty, incredibly high in the sky.

The Dorje Lakpa stares at us from its 6966 metres, the Langtang Lirung stands out above the clouds at a height of 7227 metres, initially deceiving us with its shape similar to mount Everest (today the sky is not limpid enough to spot it), while, not far from there, Ganesh Himāl's range rises proud, with four peaks over seven-thousand and fourteen over six-thousand. It's looking towards west that we intercept the 8163 metres of Manaslu, the eighth highest mountain in the world, which recently hit the headlines after the avalanche that killed eleven climbers last 23 September (among them the Italian Alberto Magliano).

We are petrified and fascinated by this powerful show of nature, warmed up by the sun, plunged into the clouds at a low altitude, enraptured, with a smile on our faces.
This is what makes great Nepal, a country with huge problems and issues, but able to hide in its depth treasures of inestimable value. The mountains of Himalaya tell a story started more than seventy million years ago and they are today a delicate and precious jewel that we must admire, respect and preserve.

Dozens of eagles take off and glide above our heads. We carry on our day with cups of tea, little naps and dal bhat, contemplating the sunset and enjoying every single moment in this slice of heaven.
Some children are playing soccer, I observe them from the window of a rickety bus. In few minutes we'll leave and return home. One kick with too much energy and the ball rolls down.


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2 commenti:

  1. Sei proprio bravo a scrivere, ed anche a fotografare.
    Leggo sempre volentieri quello che scrivi, come se leggessi un libro che non ti lascia smettere mai sino alla fine.
    A proposito delle foto, zia, ad Artissima voleva comprare una gigantografia di una serie stupenda di un fotografo inglese ( galleria Annarumma di Napoli).
    Il soggetto di questa serie erano le preghiere Nepalesi (Tibetane?) che vorticavano al vento.
    Il prezzo esposto era di solo 30.000 €!! (Gli avrei tagliato le braccia,se lo avesse fatto).
    Per un prezzo un po' più contenuto, diciamo 10-20 € trattabili, sarebbe disposta a comprare delle tue opere.
    Datti da fare che ti facciamo il mercedess!

    Saluti ammirati.
    Anche due baci di zia.

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    Risposte
    1. Adulatori! Grazie mille per i complimenti.
      Per quanto riguarda le bandierine, nei prossimi giorni ne fotograferò qualche migliaio quindi nessun problema per le gigantografie... Per voi, ovviamente, prezzi di favore!

      Un abbraccio,
      A

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