[English version below]
HOLI: LA FESTA DEI COLORI
Holi
è la festa induista che celebra l'arrivo della primavera ed è
comunemente conosciuta come “la festa dei colori”. Viene
osservata principalmente in India e Nepal, ma anche in Pakistan e in
Bangladesh, così come in altri paesi del mondo in cui sono presenti
comunità di induisti, quali ad esempio il Sud Africa, la Malesia, il
Suriname o le Fiji.
Holi
si celebra alla fine della stagione invernale, nel giorno di luna
piena del mese di Falgun. Sebbene affondi le proprie radici nella
mitologia induista, Holi ha caratteristiche simili al carnevale
occidentale e il tratto maggiormente distintivo è il clima di
euforia che invade le comunità: in Nepal è festa nazionale, le
divisioni sociali si attenuano e giovani, anziani, donne e uomini di
ogni casta scendono in strada dipingendosi il viso e lanciandosi
acqua e colori. È la vittoria del bene sul male, della tiepida
primavera sul freddo inverno, l'apoteosi della gioia e del
divertimento.
È
anche uno dei momenti che più attendo da quando sono arrivato in
Nepal e non mi faccio cogliere impreparato...
FASE
1 – L'ODORE DEL NEPAL AL MATTINO...
Dieci
di mattina. Monitoro la situazione dal terrazzo. Nel cortile della
casa accanto un gruppo di ventenni si lancia secchiate colorate,
cimentandosi in inseguimenti con pistole ad acqua. Sul tetto della
casa di fronte vedo un gruppetto di bimbi impegnato nel lancio di
gavettoni. La strada è quasi deserta, fatta eccezione per piccole
gang di ragazzini colorati e pitturati dalla testa ai piedi.
Ho
comprato ieri le polveri colorate, ma ho commesso un grave errore: i
palloncini sono troppo piccoli. Devo rimediare. Esco di casa e
cammino rasente ai muri, guardandomi le spalle e cercando di
individuare giovani pestiferi attentatori. Raggiungo incolume il
minimarket, faccio rifornimento e torno a casa. La prima missione è
compiuta.
FASE
2 – I PREPARATIVI E LA PRIMA BATTAGLIA
Il
terrazzo si trasforma in laboratorio, una piccola fabbrica con la sua
catena di montaggio. Qualcuno versa le polveri colorate nei
palloncini, qualcuno li riempie d'acqua, qualcuno si occupa dei nodi.
C'è chi si incarica di realizzare foto e video e chi monitora la
situazione del quartiere dai punti di vedetta.
Improvvisamente
veniamo attaccati! Un gavettone piomba sul pavimento dal nulla. Ci
guardiamo intorno e scorgiamo solo una donna che lava i panni nella
terrazza accanto. La signora intuisce che sta per accadere qualcosa,
alza le mani e si dilegua. Individuiamo il contingente nemico nel
vicolo di fronte alla casa, un gruppo di tre ragazzi armati di
secchio e munizioni ad acqua. La rappresaglia è immediata e in pochi
minuti facciamo fuori quasi tutti i gavettoni che avevamo preparato,
cercando di ripararci dall'acqua nemica dietro il pannello solare e
il muretto di cinta. Sopraffatto dalla nostra posizione strategica e
dalla superiorità balistica, il temibile squadrone avversario batte
in ritirata. La prima battaglia è vinta.
FASE
3 – IN AVANSCOPERTA
Siamo
pronti. Sette bottiglie e qualche decina di gavettoni ripieni d'acqua
verde, fucsia, gialla, celeste. Ci vestiamo leggeri, lasciando a casa
soldi e cellulari, e ciò significa che non potremo chiamare i
rinforzi. Proteggiamo le macchine foto con delle buste di plastica
trasparente e varchiamo il cancello di casa.
Ci
disponiamo in fila indiana, io guido la squadra posizionandomi in
testa. In pochi minuti incrociamo le prime linee dello schieramento
nemico. Un nugolo di ragazzine è posizionato a ore 2, armato fino ai
denti con secchielli d'acqua. Manteniamo un basso profilo e optiamo
per la non belligeranza, ma veniamo attaccati alle spalle e siamo
costretti a rispondere con dei lanci di copertura. Superiamo un check
point di ragazzi che augurandoci "Happy Holi!" ci ricoprono
il viso con polveri arcobaleno. Percorriamo un centinaio di metri e
veniamo attaccati a ore 9: blocchiamo la via al passaggio delle
macchine e ingaggiamo un fitto scambio di gavettoni, facendo ritirare
il plotone avversario all'interno di un cortile. Proprio mentre
pensavamo di aver scampato l'ennesimo agguato, piovono secchiate
dall'alto, scagliate dagli operai di una casa in costruzione.
Acceleriamo il passo e proseguiamo lungo la nostra strada.
FASE
4 – IL PARTY IBIZENCO
Il
vicolo si apre in uno spiazzo affollato di gente, la situazione non
promette affatto bene. Sentiamo della musica in direzione sud e ci
infiliamo in una stradina per capire di cosa si tratta. Rimaniamo a
bocca aperta. Nel cortile di una palestra è stata montata una
struttura di metallo da cui fuoriescono continui getti d'acqua. La
gente balla completamente zuppa al ritmo della musica del dj, mentre
le telecamere riprendono la festa e i loghi dello sponsor Fanta
campeggiano in ogni angolo. Ci intrufoliamo all'interno facendoci
largo in una fiumana di persone e tra schizzi e zampilli ci
abbandoniamo a danze sfrenate. Tre guardie in divisa controllano
l'evolversi della festa, affinché la situazione non degeneri, ma
anche loro sono totalmente inzaccherate. Incredibile, non ci saremmo
aspettati nulla di simile: più che in Nepal, sembra di essere a
Ibiza.
Distratti
dall'ambiente festoso commettiamo un errore da dilettanti, lasciando
incustodite le nostre munizioni: in pochi minuti alcuni bambini ce le
sottraggono dimezzando il nostro equipaggiamento. Riceviamo numerose
benedizioni da uno stuolo di donne avvolte nei sari color porpora e
da un gruppo di uomini dalle facce variopinte.
Abbandoniamo
la festa e ci rimettiamo in cammino.
FASE 5 – I VICOLI DI “KABUL”
FASE 5 – I VICOLI DI “KABUL”
Superiamo
lo stradone che delimita il quartiere di Sanepa e ci infiliamo in un
vicolo a est, quello che percorro ogni mattina per raggiungere Patan
e il centro disabili. La visuale è ampia e procediamo con passo
svelto, fino a quando non raggiungiamo il successivo incrocio. Qui
iniziano le case del borgo medievale e la stradina si fa stretta e
buia. Brutti presagi all'orizzonte. Pochi passi e ci rendiamo conto
del guaio nel quale ci siamo cacciati. Da Ibiza a Kabul in meno di un
chilometro: di fronte a noi sono schierate frotte di piccoli
guerriglieri armati di gavettoni che nel migliore dei casi contengono
acqua e fanghiglia; dai balconi piovono secchiate senza sosta, che le
donne di casa prontamente ricaricano per non lasciare le figlie
sguarnite di munizioni; un signore attraversa il vicolo con fare
innocuo, ma fa il giro dietro di noi, recupera un secchio e ci
attacca alle spalle. Siamo circondati, è l'inferno. I bambini
scagliano i gavettoni con una tale forza che se lanciassero pietre
farebbero meno male. Donne e anziani se la ridono alla vista di questi
strani individui dalla pelle bianca bersagliati come birilli da
figli, figlie, nipoti e mariti. Siamo a corto di palloncini e le
bottiglie sono quasi scariche. Ci difendiamo come meglio possiamo, ma
siamo costretti a battere in ritirata leccandoci le ferite.
FASE
6 – DURBAR SQUARE PATAN
Raggiungiamo
Durbar Square di Patan, una delle tre piazze più belle e importanti
del Nepal, Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO
dal 1979 e sede dell'antico palazzo reale, di monumenti buddhisti e
di magnifici templi induisti.
L'intera area è in
fermento. Scendiamo immediatamente nel Manga Hiti, una vasca
interrata con la pianta a croce e tre bellissimi makara,
coccodrilli mitologici dalla cui bocca fuoriesce l'acqua: quello che
normalmente è un luogo utilizzato dai nepalesi per lavarsi e per
ricaricare le taniche, oggi diventa una fonte miracolosa dalla quale
attingere il prezioso liquido per le munizioni. Trovarsi lì sotto
significa diventare bersagli facili, come cerbiatti che si abbeverano
alla pozza, circondati da branchi di predatori pronti a sferrare
l'attacco. Veniamo ripetutamente colpiti ma resistiamo stoicamente
ricaricando le bottiglie; i bambini riempiono piccoli sacchetti di
plastica trasparente, i palloncini qui sono inutilizzabili. Fuggiamo
dalla vasca e prendiamo posizione in piazza. Tanti nepalesi fanno gli
onori di casa augurandoci “Happy Holi!” e utilizzando i nostri
visi come tele di un quadro astratto. Cullandoci nel sole cerchiamo
un po' di calore che possa asciugare i nostri vestiti bagnati e ci
soffermiamo a osservare la piazza, brulicante di gente e vibrante di
colori: è uno spettacolo favoloso. Veniamo sporadicamente attaccati
e rispondiamo con brevi getti d'acqua.
FASE
7 – LA CONQUISTA DEL TERRITORIO
Siamo
seduti sui gradoni del Tempio di Vishwanatha, una struttura risalente
al 1627 e dedicata al culto di Shiva: due elefanti di pietra
sorvegliano l'entrata e sugli ornamenti del tetto risaltano gli
intagli di stampo erotico. È giunta l'ora di marcare il territorio.
Vengo colpito alle spalle dal gavettone di un ragazzino. Mi giro
placidamente e stabiliamo un contatto visivo. Io guardo lui, lui
guarda me. Sulla piazza cala il silenzio, la tensione è palpabile.
Parto all'inseguimento e la folla esplode in un boato. La piccola
peste è veloce e scappa agilmente nei vicoletti intorno alla piazza,
io lo rincorro senza mai perderlo di vista e superando gli ostacoli
con balzi felini. La distanza tra noi si fa sempre più breve, il
moccioso è spacciato: quando lo raggiungo non provo pietà e svuoto
mezza bottiglia fucsia sul povero malcapitato. Faccio ritorno alla
nostra postazione e attendo il prossimo impavido avversario. La
minaccia non si fa attendere e veniamo attaccati altre quatto o
cinque volte. Un gruppo di giovani in superiorità numerica ci
bersaglia da lontano con una pioggia di gavettoni. Al primo momento
di distrazione io e Simone afferriamo quattro bottiglie e partiamo al
contrattacco: prendiamo posizione a ore 3, aggiriamo il tempio di
Krishna e furtivi come dei ninja li cogliamo di sorpresa lavandoli
tutti dal primo all'ultimo. Quasi trent'anni e non sentirli. Due
turisti giapponesi si avvicinano e mi regalano delle polveri colorate
in segno di rispetto per le mie eroiche gesta in combattimento. La
gerarchia è stabilita, il territorio è nostro.
FASE
8 – FOTO, PALLONCINI E COLORI
Nessuno
ci lancia più gavettoni e i bambini si avvicinano per giocare con
noi. Riempio loro bottiglie e sacchetti con i colori che mi sono
avanzati. Le mamme mi porgono la manina aperta dei loro bimbi più
piccoli, pronta a ricevere la benedizione dei pigmenti. Estraggo
dalla borsa un pacchetto di palloncini e i bimbi mi avvolgono come le
api su un alveare. Distribuisco colori e palloncini a decine di
ragazzini, ma anche ai nonni accorsi al posto dei nipotini più
piccoli. Riceviamo continue benedizioni, facciamo foto di gruppo con
nepalesi e turisti, il clima è fantastico, l'entusiasmo è alle
stelle.
Nel
pomeriggio la piazza si svuota e anche noi ci incamminiamo verso
casa. Riattraversiamo “Kabul”, non senza difficoltà, e ci
imbattiamo in un mini teknival di nepalesi ubriachi che ballano, si
strattonano e si rotolano nel fango. Raggiungiamo il nostro quartier
generale, scattiamo qualche foto ricordo e ci godiamo il tramonto che
si appresta serafico ad avvolgere la valle.
EPILOGO
È
stata una giornata meravigliosa.
Non so che immagine abbiate voi del cosiddetto “Terzo Mondo”. Io
ho negli occhi gli sguardi estasiati di migliaia di ragazzini, i
sorrisi dei genitori, il divertimento dei loro nonni. Bambini di
tutte le età che per un giorno dimenticano i blackout, la povertà,
il traffico, lo smog, la scuola, le macerie, il lavoro precario o
inesistente. Persone che avrebbero ogni diritto di lamentarsi, di
essere tristi, di cattivo umore, che potrebbero ribellarsi e
tramutare il proprio malessere in violenza. Individui che potrebbero
far esplodere la propria rabbia con prepotenza e che invece...
giocano! Si rincorrono, si bagnano, sorridono e si benedicono in un
turbinio di allegria e colori. Mani e volti dalle tonalità lucenti,
cuori aperti e raggianti, nuvole di polveri arcobaleno che si
dissolvono nell'aria.
Crescendo
abbandoniamo l'età dell'infanzia, aumentano le responsabilità, si
diventa adulti e, di conseguenza, persone serie (o seriose). Eppure
gente semplice di un paese come il Nepal, una tra le nazioni più
povere al mondo, ci insegna che qualcosa stona, è fuori posto:
abbiamo perso il senso del gioco e della spensieratezza! Non occorre
entrare negli uffici di Google per comprendere che creatività è
divertimento, gioia, passione. Giocare significa ritornare bambini,
dare forma ed espressione al nostro io più profondo, lasciarsi
andare, imparando a non prendersi troppo sul serio. Se potessi
emanare una legge istituirei una giornata al mese di gioco
obbligatorio per tutti, da 0 a 99 anni. Nascondino, palla avvelenata,
i quattro cantoni, la festa dei colori. Se fossimo impegnati a
preparare gavettoni, forse, non avremmo più tempo per sganciare
bombe e sparare proiettili veri.
"Mi ci vollero 4 anni per dipingere
come Raffaello, mi ci volle una vita per dipingere come un bambino." Pablo
Picasso
______________
[English version]
HOLI: THE FESTIVAL OF COLOURS
Holi
is is a religious spring festival celebrated by Hindus and best known
as the “festival of colours”. It is primarily observed in India
and Nepal, but also in Pakistan and Bangladesh, as well as other
countries around the world with large Hindu communities like South
Africa, Malaysia, Suriname and Fiji.
Holi
is celebrated at the end of the winter season, on the day of full
moon during the month of Falgun. Even though it is deeply rooted in
Hindu mythology, Holi shares similarities with the western Carnival
and its main characteristic is the atmosphere of euphoria that
invades the communities: in Nepal it's national holiday, social
divisions tend to lessen and youngsters, elderly, women and men of
every caste take the streets painting their faces and throwing water
and colours at one another. It's the victory of good over evil, of a
warm spring over the cold winter, the apotheosis of joy and fun.
It's
also one of the moments that I've been waiting since my arrival in
Nepal and I don't let myself be caught unprepared...
PHASE
1 – THE SMELL OF NEPAL IN THE MORNING...
It's
10 am. I check the situation from the terrace. In the courtyard close
to our house a group of teenagers is playing with coloured bucketful
and water guns. I see children throwing water balloons on the roof of
the house in front of us. The road is almost empty, with the
exception of small gangs of kids painted and coloured head to toe.
I
bought yesterday different types of coloured powder, but I made a
huge mistake: the balloons are too small. I need to remedy. I go out
and hug the walls, watching over my shoulders and trying to
individuate young pestiferous attackers. I safely reach the
minimarket, get my load of balloons and return home. Mission one
accomplished.
PHASE
2 – PREPARATION AND THE FIRST BATTLE
The
terrace becomes a laboratory, a tiny factory with its own assembly
line. Someone fills the balloons with coloured powders, someone else
fills them up with water, others are in charge of the knots. There is
who takes care of pictures and videos and who overviews the situation
of the neighborhood
from the lookout posts.
Suddenly,
we are under attack! A water balloon hits the ground coming from
nowhere. We look around and we see just a woman washing her clothes
in the near terrace. She understands that something is going to
happen very soon, she raises her hands and flees. We individuate the
enemy-contingent in a blind alley in front of the house, a group of
three kids equipped with a bucket and water ammunitions. The reprisal
is immediate and in few minutes we finish almost all the water
balloons prepared before, trying to get shelter from the enemy water
behind the solar panel and the wall of the terrace. Overpowered by
our strategic position and our ballistic superiority, the fearful
rival squadron retreats. The first battle is won.
PHASE
3 – THE RECONNAISSANCE
We
are ready. Seven bottles and a few dozens of balloons filled with
green, purple, yellow and blu water. We wear comfortable clothes,
leaving at home money and cellphones, which means that we won't be
able to call for backup. We protect the cameras with transparent
plastic bags and cross the threshold.
We
stand in line, I lead the team walking ahead. In few minutes we find
the first rows of the enemy front. A clump of girls is positioned at
2 o'clock, armed to the teeth with buckets full of water. We keep a
low profile and we opt for a non-belligerence strategy, but they
attack us from behind and we're forced to respond with some defence
throwing. We pass a check-point of kids and they cover our faces wih
rainbow powders, wishing “Happy Holi!”. We walk one hundred
metres and we are attacked from 9 o'clock: we block the street, cars
cannot pass, and we engage a dense exchange of water balloons, until
the enemy platoon retreats inside a courtyard. Exactly when we
thought to be safe, buckets of water pour from on high, flung by the
workers of a construction site. We speed up our pace and we proceed
along our way.
PHASE
4 – THE IBIZENQUE PARTY
The
alley ends in an open space crowded with people, the situation
doesn't look good. We hear some music coming from south and we take a
narrow road to go and check. We remain agape. In the court of a gym
there's a metal structure from which continuous spurts of water come
out. People are dancing completely soaked following the rhythm of the
dj, while cameramen are covering the party and the logos of the
sponsor, Fanta, are everywhere. We sneak inside clearing our way
among a stream of people and we lose ourselves in wild dances. Three
guards are controlling the unfold of the event, so that the party
will not degenerate, but they're totally muddy, too. Unbelievable, we
would have never expected anything similar: more than in Nepal, it
seems to be in Ibiza.
Distracted
by the joyful environment we make a stupid mistake, leaving our
ammunitions unattended: in a few minutes some of the children get
many of them, halving our equipment. We receive many blessings from a
bevy of women wrapped in purple sari and a group of men with
colourful faces.
We
leave the party and we resumed our journey.
PHASE
5 – ENTERING “KABUL”
We
overcome the main road that borders the district of Sanepa and we
walk into an alley to the east, that I take every morning to get to
the centre of Patan and reach the centre for kids with mental
disabilities. The view is wide and we proceed with a quick pace,
until we reach the next intersection. Here begin the houses of the
medieval village and the road becomes narrow and dark. Bad omens on
the horizon. A few steps and we realize the mess in which we ended.
From Ibiza to Kabul in less than a mile: swarms of tiny fighters are
deployed in front of us armed with water balloons which at best
contain water and sludge; buckets of water rain from the balconies
without pause, with the women that promptly reload the ammunitions
for their daughters; a man crosses the street looking harmless, but
goes around, gets a bucket and attack us from behind. We are
surrounded, we're in hell. Children throw the water balloons with
such force that if they'd throw stones it would hurt less. Women and
older people are laughing at the sight of these strange white-skinned
individuals targeted as skittles by sons, daughters, grandchildren
and husbands. We're running out of balloons and the bottles are
almost empty. We defend ourselves as best we can, but we are forced
to beat a retreat licking our wounds.
PHASE
6 – DURBAR SQUARE PATAN
We
reach Patan Durbar Square, one of the three most beautiful and
important squares of Nepal, UNESCO World Heritage Site since 1979 and
home of the ancient royal palace, Buddhist monuments and magnificent
Hindu temples. The whole area is in turmoil. We descend immediately
into Manga Hiti, an underground tank with three beautiful makara,
mythological crocodiles from whose mouth pours water: what is usually
a place used by Nepali people to wash and recharge tanks, now
becomes a miraculous source to get the precious liquid for the
ammunitions. Being there means to become easy targets, such as deers
drinking from a lake surrounded by packs of predators ready to
strike. We are repeatedly hit but we stoically resist and charge the
bottles; in the meanwhile many children fill small transparent
plastic bags, balloons here are pretty useless. We flee from the
basin and take a stand in the square. Many Nepali come to wish us
"Happy Holi!", using our faces as canvases of an abstract
painting. We lull in the sun looking for a little heat to dry our wet
clothes and we pause to observe the square, crawling with people and
rich with vibrant colours: it's a fabulous show. We are sporadically
attacked and we respond with quick bursts of water.
STEP
7 – CONQUERING THE
TERRITORY
We
are sitting on the steps of Vishwanatha Temple, a structure dating
back to 1627 and dedicated to the worship of Shiva: two stone
elephants guard the entrance and the roof is decorated with erotic
carvings. The time has come to mark the territory. I get shot in the
back by a water balloon thrown by a boy. I turn around quietly and
establish eye contact. I look at him, he looks at me. The square
falls silent, the tension is palpable. I rush in pursuit of the
rascal and the crowd erupts in a roar. The little pest is fast and
easily escapes through the narrow streets around the square, but I
run after him overcoming the obstacles with nimble jumps. The
distance between us is getting shorter, the brat is doomed: when I
reach him I feel no pity and I empty half pink bottle on the poor
victim. I return to our position and look forward to the next
fearless opponent. The threat is immediate and we are attacked other
four or five times. A group of youngsters targets us from afar with a
hail of water balloons. At the first moment of distraction Simone and
I grab four bottles and off we go on the offensive: we take position
at 3 o'clock, we get around the Krishna temple and stealthy as ninjas
we take them by surprise and wash them all from first to last. Almost
thirty years old and still feeling like a baby. Two Japanese tourists
approach me and give me their coloured powders as a sign of respect
for my heroic deeds in combat. The hierarchy is established, the
territory is ours.
STEP 8 – PICTURES, BALLOONS AND COLOURS
STEP 8 – PICTURES, BALLOONS AND COLOURS
No
one throws water balloons tu us anymore and children come to play
with us. I fill their bottles and bags with the colours that I have
left. Mothers hold out the open hands of their younger children,
ready to receive the blessing of the pigments. I pull out of the bag
a package of balloons and immediately dozens of children surround me
like bees on a hive. I distribute colours and balloons to each one of
them, but also to grandparents rushed on their younger
grandchildren's place. We receive continuous blessings, we take group
photos with Nepalese and tourists, the atmosphere is fantastic, the
enthusiasm is through the roof.
In
the afternoon, the square becomes empty, and we start our walk back
home. We cross again "Kabul", not without difficulty, and
we come across a mini teknival with drunken Nepali dancing, tugging
and rolling in the mud. We reach our headquarters, we take some
photos and enjoy the sunset as it prepares to seraphically wrap the
valley.
EPILOGUE
It
was a wonderful day. I do not know what image you have of the
so-called "Third World." I've still in my eyes the looks of
thousands of ecstatic kids, the smiles of the parents, the fun of
their grandparents. Children of all ages that for one day forget
blackouts, poverty, traffic, smog, the school, rubble, precarious or
nonexistent jobs. People who would have every right to complain, to
be sad, in a bad mood, which could rise up and transform their
discomfort in violence. Individuals who could blow their anger with
arrogance and instead... play! They chase, wet, smile and bless
one another in a whirlwind of joy and colours. Hands and faces in
shades of bright, open and radiant hearts, rainbow clouds of dust
dissolving in the air.
Growing
up we abandon the age of childhood, responsibilities are increased,
we become adults and, consequently, more serious (or at least we
try). Yet simple people of a country like Nepal, one of the poorest
nations in the world, teaches us that something clashes, is out of
place: we've lost the sense of play and carefreeness! It's not
necessary to enter the offices of Google to understand that
creativity is fun, joy, and passion. Playing means to become children
again, to give shape and expression to our deepest self, letting
ourselves go, learning not to take ourselves too seriously. If I
could enact a law I'd institute a day every month of mandatory play
for all, from 0 to 99 years. Hide and seek, dodgeball, the four
cantons, the festival of colours. If we were busy preparing water
balloon, perhaps, we would not have time to drop bombs and shoot real
bullets.
"It took me four years to paint like
Raphael, but a lifetime to paint like a child." Pablo Picasso
Bellissimo!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaFoto splendide!
Racconto coinvolgente!
Che bello.
Sono invidioso della esperienza, ed un po' anche dell'età.
Siete tutti bellissimi.
È stato meraviglioso!
EliminaE non è mai troppo tardi, è una festa che coinvolge tutti, grandi e piccini. basta non avere paura di sporcarsi... ;)
che belle cose....
RispondiEliminache bell'esperienza
che bello tutto.
ti ammiro
melkio
Melkiuzzo!
EliminaIl prossimo anno un Bang Face in meno e un Holi in più! ;)
Un abbraccio a te e gentile consorte!
A
beautiful :)
RispondiElimina;)
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