HOLI: LA FESTA DEI COLORI • HOLI: THE FESTIVAL OF COLOURS




[English version below]


HOLI: LA FESTA DEI COLORI 

Holi è la festa induista che celebra l'arrivo della primavera ed è comunemente conosciuta come “la festa dei colori”. Viene osservata principalmente in India e Nepal, ma anche in Pakistan e in Bangladesh, così come in altri paesi del mondo in cui sono presenti comunità di induisti, quali ad esempio il Sud Africa, la Malesia, il Suriname o le Fiji.

Holi si celebra alla fine della stagione invernale, nel giorno di luna piena del mese di Falgun. Sebbene affondi le proprie radici nella mitologia induista, Holi ha caratteristiche simili al carnevale occidentale e il tratto maggiormente distintivo è il clima di euforia che invade le comunità: in Nepal è festa nazionale, le divisioni sociali si attenuano e giovani, anziani, donne e uomini di ogni casta scendono in strada dipingendosi il viso e lanciandosi acqua e colori. È la vittoria del bene sul male, della tiepida primavera sul freddo inverno, l'apoteosi della gioia e del divertimento.

È anche uno dei momenti che più attendo da quando sono arrivato in Nepal e non mi faccio cogliere impreparato...

FASE 1 – L'ODORE DEL NEPAL AL MATTINO...

Dieci di mattina. Monitoro la situazione dal terrazzo. Nel cortile della casa accanto un gruppo di ventenni si lancia secchiate colorate, cimentandosi in inseguimenti con pistole ad acqua. Sul tetto della casa di fronte vedo un gruppetto di bimbi impegnato nel lancio di gavettoni. La strada è quasi deserta, fatta eccezione per piccole gang di ragazzini colorati e pitturati dalla testa ai piedi.

Ho comprato ieri le polveri colorate, ma ho commesso un grave errore: i palloncini sono troppo piccoli. Devo rimediare. Esco di casa e cammino rasente ai muri, guardandomi le spalle e cercando di individuare giovani pestiferi attentatori. Raggiungo incolume il minimarket, faccio rifornimento e torno a casa. La prima missione è compiuta.

FASE 2 – I PREPARATIVI E LA PRIMA BATTAGLIA

Il terrazzo si trasforma in laboratorio, una piccola fabbrica con la sua catena di montaggio. Qualcuno versa le polveri colorate nei palloncini, qualcuno li riempie d'acqua, qualcuno si occupa dei nodi. C'è chi si incarica di realizzare foto e video e chi monitora la situazione del quartiere dai punti di vedetta.

Improvvisamente veniamo attaccati! Un gavettone piomba sul pavimento dal nulla. Ci guardiamo intorno e scorgiamo solo una donna che lava i panni nella terrazza accanto. La signora intuisce che sta per accadere qualcosa, alza le mani e si dilegua. Individuiamo il contingente nemico nel vicolo di fronte alla casa, un gruppo di tre ragazzi armati di secchio e munizioni ad acqua. La rappresaglia è immediata e in pochi minuti facciamo fuori quasi tutti i gavettoni che avevamo preparato, cercando di ripararci dall'acqua nemica dietro il pannello solare e il muretto di cinta. Sopraffatto dalla nostra posizione strategica e dalla superiorità balistica, il temibile squadrone avversario batte in ritirata. La prima battaglia è vinta.

FASE 3 – IN AVANSCOPERTA

Siamo pronti. Sette bottiglie e qualche decina di gavettoni ripieni d'acqua verde, fucsia, gialla, celeste. Ci vestiamo leggeri, lasciando a casa soldi e cellulari, e ciò significa che non potremo chiamare i rinforzi. Proteggiamo le macchine foto con delle buste di plastica trasparente e varchiamo il cancello di casa.

Ci disponiamo in fila indiana, io guido la squadra posizionandomi in testa. In pochi minuti incrociamo le prime linee dello schieramento nemico. Un nugolo di ragazzine è posizionato a ore 2, armato fino ai denti con secchielli d'acqua. Manteniamo un basso profilo e optiamo per la non belligeranza, ma veniamo attaccati alle spalle e siamo costretti a rispondere con dei lanci di copertura. Superiamo un check point di ragazzi che augurandoci "Happy Holi!" ci ricoprono il viso con polveri arcobaleno. Percorriamo un centinaio di metri e veniamo attaccati a ore 9: blocchiamo la via al passaggio delle macchine e ingaggiamo un fitto scambio di gavettoni, facendo ritirare il plotone avversario all'interno di un cortile. Proprio mentre pensavamo di aver scampato l'ennesimo agguato, piovono secchiate dall'alto, scagliate dagli operai di una casa in costruzione. Acceleriamo il passo e proseguiamo lungo la nostra strada.

FASE 4 – IL PARTY IBIZENCO

Il vicolo si apre in uno spiazzo affollato di gente, la situazione non promette affatto bene. Sentiamo della musica in direzione sud e ci infiliamo in una stradina per capire di cosa si tratta. Rimaniamo a bocca aperta. Nel cortile di una palestra è stata montata una struttura di metallo da cui fuoriescono continui getti d'acqua. La gente balla completamente zuppa al ritmo della musica del dj, mentre le telecamere riprendono la festa e i loghi dello sponsor Fanta campeggiano in ogni angolo. Ci intrufoliamo all'interno facendoci largo in una fiumana di persone e tra schizzi e zampilli ci abbandoniamo a danze sfrenate. Tre guardie in divisa controllano l'evolversi della festa, affinché la situazione non degeneri, ma anche loro sono totalmente inzaccherate. Incredibile, non ci saremmo aspettati nulla di simile: più che in Nepal, sembra di essere a Ibiza.
Distratti dall'ambiente festoso commettiamo un errore da dilettanti, lasciando incustodite le nostre munizioni: in pochi minuti alcuni bambini ce le sottraggono dimezzando il nostro equipaggiamento. Riceviamo numerose benedizioni da uno stuolo di donne avvolte nei sari color porpora e da un gruppo di uomini dalle facce variopinte.
Abbandoniamo la festa e ci rimettiamo in cammino.

FASE 5 – I VICOLI DI “KABUL”

Superiamo lo stradone che delimita il quartiere di Sanepa e ci infiliamo in un vicolo a est, quello che percorro ogni mattina per raggiungere Patan e il centro disabili. La visuale è ampia e procediamo con passo svelto, fino a quando non raggiungiamo il successivo incrocio. Qui iniziano le case del borgo medievale e la stradina si fa stretta e buia. Brutti presagi all'orizzonte. Pochi passi e ci rendiamo conto del guaio nel quale ci siamo cacciati. Da Ibiza a Kabul in meno di un chilometro: di fronte a noi sono schierate frotte di piccoli guerriglieri armati di gavettoni che nel migliore dei casi contengono acqua e fanghiglia; dai balconi piovono secchiate senza sosta, che le donne di casa prontamente ricaricano per non lasciare le figlie sguarnite di munizioni; un signore attraversa il vicolo con fare innocuo, ma fa il giro dietro di noi, recupera un secchio e ci attacca alle spalle. Siamo circondati, è l'inferno. I bambini scagliano i gavettoni con una tale forza che se lanciassero pietre farebbero meno male. Donne e anziani se la ridono alla vista di questi strani individui dalla pelle bianca bersagliati come birilli da figli, figlie, nipoti e mariti. Siamo a corto di palloncini e le bottiglie sono quasi scariche. Ci difendiamo come meglio possiamo, ma siamo costretti a battere in ritirata leccandoci le ferite.

FASE 6 – DURBAR SQUARE PATAN

Raggiungiamo Durbar Square di Patan, una delle tre piazze più belle e importanti del Nepal, Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO dal 1979 e sede dell'antico palazzo reale, di monumenti buddhisti e di magnifici templi induisti. L'intera area è in fermento. Scendiamo immediatamente nel Manga Hiti, una vasca interrata con la pianta a croce e tre bellissimi makara, coccodrilli mitologici dalla cui bocca fuoriesce l'acqua: quello che normalmente è un luogo utilizzato dai nepalesi per lavarsi e per ricaricare le taniche, oggi diventa una fonte miracolosa dalla quale attingere il prezioso liquido per le munizioni. Trovarsi lì sotto significa diventare bersagli facili, come cerbiatti che si abbeverano alla pozza, circondati da branchi di predatori pronti a sferrare l'attacco. Veniamo ripetutamente colpiti ma resistiamo stoicamente ricaricando le bottiglie; i bambini riempiono piccoli sacchetti di plastica trasparente, i palloncini qui sono inutilizzabili. Fuggiamo dalla vasca e prendiamo posizione in piazza. Tanti nepalesi fanno gli onori di casa augurandoci “Happy Holi!” e utilizzando i nostri visi come tele di un quadro astratto. Cullandoci nel sole cerchiamo un po' di calore che possa asciugare i nostri vestiti bagnati e ci soffermiamo a osservare la piazza, brulicante di gente e vibrante di colori: è uno spettacolo favoloso. Veniamo sporadicamente attaccati e rispondiamo con brevi getti d'acqua.

FASE 7 – LA CONQUISTA DEL TERRITORIO

Siamo seduti sui gradoni del Tempio di Vishwanatha, una struttura risalente al 1627 e dedicata al culto di Shiva: due elefanti di pietra sorvegliano l'entrata e sugli ornamenti del tetto risaltano gli intagli di stampo erotico. È giunta l'ora di marcare il territorio. Vengo colpito alle spalle dal gavettone di un ragazzino. Mi giro placidamente e stabiliamo un contatto visivo. Io guardo lui, lui guarda me. Sulla piazza cala il silenzio, la tensione è palpabile. Parto all'inseguimento e la folla esplode in un boato. La piccola peste è veloce e scappa agilmente nei vicoletti intorno alla piazza, io lo rincorro senza mai perderlo di vista e superando gli ostacoli con balzi felini. La distanza tra noi si fa sempre più breve, il moccioso è spacciato: quando lo raggiungo non provo pietà e svuoto mezza bottiglia fucsia sul povero malcapitato. Faccio ritorno alla nostra postazione e attendo il prossimo impavido avversario. La minaccia non si fa attendere e veniamo attaccati altre quatto o cinque volte. Un gruppo di giovani in superiorità numerica ci bersaglia da lontano con una pioggia di gavettoni. Al primo momento di distrazione io e Simone afferriamo quattro bottiglie e partiamo al contrattacco: prendiamo posizione a ore 3, aggiriamo il tempio di Krishna e furtivi come dei ninja li cogliamo di sorpresa lavandoli tutti dal primo all'ultimo. Quasi trent'anni e non sentirli. Due turisti giapponesi si avvicinano e mi regalano delle polveri colorate in segno di rispetto per le mie eroiche gesta in combattimento. La gerarchia è stabilita, il territorio è nostro.

FASE 8 – FOTO, PALLONCINI E COLORI

Nessuno ci lancia più gavettoni e i bambini si avvicinano per giocare con noi. Riempio loro bottiglie e sacchetti con i colori che mi sono avanzati. Le mamme mi porgono la manina aperta dei loro bimbi più piccoli, pronta a ricevere la benedizione dei pigmenti. Estraggo dalla borsa un pacchetto di palloncini e i bimbi mi avvolgono come le api su un alveare. Distribuisco colori e palloncini a decine di ragazzini, ma anche ai nonni accorsi al posto dei nipotini più piccoli. Riceviamo continue benedizioni, facciamo foto di gruppo con nepalesi e turisti, il clima è fantastico, l'entusiasmo è alle stelle.

Nel pomeriggio la piazza si svuota e anche noi ci incamminiamo verso casa. Riattraversiamo “Kabul”, non senza difficoltà, e ci imbattiamo in un mini teknival di nepalesi ubriachi che ballano, si strattonano e si rotolano nel fango. Raggiungiamo il nostro quartier generale, scattiamo qualche foto ricordo e ci godiamo il tramonto che si appresta serafico ad avvolgere la valle.

EPILOGO

È stata una giornata meravigliosa. Non so che immagine abbiate voi del cosiddetto “Terzo Mondo”. Io ho negli occhi gli sguardi estasiati di migliaia di ragazzini, i sorrisi dei genitori, il divertimento dei loro nonni. Bambini di tutte le età che per un giorno dimenticano i blackout, la povertà, il traffico, lo smog, la scuola, le macerie, il lavoro precario o inesistente. Persone che avrebbero ogni diritto di lamentarsi, di essere tristi, di cattivo umore, che potrebbero ribellarsi e tramutare il proprio malessere in violenza. Individui che potrebbero far esplodere la propria rabbia con prepotenza e che invece... giocano! Si rincorrono, si bagnano, sorridono e si benedicono in un turbinio di allegria e colori. Mani e volti dalle tonalità lucenti, cuori aperti e raggianti, nuvole di polveri arcobaleno che si dissolvono nell'aria.

Crescendo abbandoniamo l'età dell'infanzia, aumentano le responsabilità, si diventa adulti e, di conseguenza, persone serie (o seriose). Eppure gente semplice di un paese come il Nepal, una tra le nazioni più povere al mondo, ci insegna che qualcosa stona, è fuori posto: abbiamo perso il senso del gioco e della spensieratezza! Non occorre entrare negli uffici di Google per comprendere che creatività è divertimento, gioia, passione. Giocare significa ritornare bambini, dare forma ed espressione al nostro io più profondo, lasciarsi andare, imparando a non prendersi troppo sul serio. Se potessi emanare una legge istituirei una giornata al mese di gioco obbligatorio per tutti, da 0 a 99 anni. Nascondino, palla avvelenata, i quattro cantoni, la festa dei colori. Se fossimo impegnati a preparare gavettoni, forse, non avremmo più tempo per sganciare bombe e sparare proiettili veri.

"Mi ci vollero 4 anni per dipingere come Raffaello, mi ci volle una vita per dipingere come un bambino." Pablo Picasso



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[English version]

HOLI: THE FESTIVAL OF COLOURS

Holi is is a religious spring festival celebrated by Hindus and best known as the “festival of colours”. It is primarily observed in India and Nepal, but also in Pakistan and Bangladesh, as well as other countries around the world with large Hindu communities like South Africa, Malaysia, Suriname and Fiji.

Holi is celebrated at the end of the winter season, on the day of full moon during the month of Falgun. Even though it is deeply rooted in Hindu mythology, Holi shares similarities with the western Carnival and its main characteristic is the atmosphere of euphoria that invades the communities: in Nepal it's national holiday, social divisions tend to lessen and youngsters, elderly, women and men of every caste take the streets painting their faces and throwing water and colours at one another. It's the victory of good over evil, of a warm spring over the cold winter, the apotheosis of joy and fun.

It's also one of the moments that I've been waiting since my arrival in Nepal and I don't let myself be caught unprepared...

PHASE 1 – THE SMELL OF NEPAL IN THE MORNING...

It's 10 am. I check the situation from the terrace. In the courtyard close to our house a group of teenagers is playing with coloured bucketful and water guns. I see children throwing water balloons on the roof of the house in front of us. The road is almost empty, with the exception of small gangs of kids painted and coloured head to toe.

I bought yesterday different types of coloured powder, but I made a huge mistake: the balloons are too small. I need to remedy. I go out and hug the walls, watching over my shoulders and trying to individuate young pestiferous attackers. I safely reach the minimarket, get my load of balloons and return home. Mission one accomplished.

PHASE 2 – PREPARATION AND THE FIRST BATTLE

The terrace becomes a laboratory, a tiny factory with its own assembly line. Someone fills the balloons with coloured powders, someone else fills them up with water, others are in charge of the knots. There is who takes care of pictures and videos and who overviews the situation of the neighborhood from the lookout posts.

Suddenly, we are under attack! A water balloon hits the ground coming from nowhere. We look around and we see just a woman washing her clothes in the near terrace. She understands that something is going to happen very soon, she raises her hands and flees. We individuate the enemy-contingent in a blind alley in front of the house, a group of three kids equipped with a bucket and water ammunitions. The reprisal is immediate and in few minutes we finish almost all the water balloons prepared before, trying to get shelter from the enemy water behind the solar panel and the wall of the terrace. Overpowered by our strategic position and our ballistic superiority, the fearful rival squadron retreats. The first battle is won.

PHASE 3 – THE RECONNAISSANCE

We are ready. Seven bottles and a few dozens of balloons filled with green, purple, yellow and blu water. We wear comfortable clothes, leaving at home money and cellphones, which means that we won't be able to call for backup. We protect the cameras with transparent plastic bags and cross the threshold.

We stand in line, I lead the team walking ahead. In few minutes we find the first rows of the enemy front. A clump of girls is positioned at 2 o'clock, armed to the teeth with buckets full of water. We keep a low profile and we opt for a non-belligerence strategy, but they attack us from behind and we're forced to respond with some defence throwing. We pass a check-point of kids and they cover our faces wih rainbow powders, wishing “Happy Holi!”. We walk one hundred metres and we are attacked from 9 o'clock: we block the street, cars cannot pass, and we engage a dense exchange of water balloons, until the enemy platoon retreats inside a courtyard. Exactly when we thought to be safe, buckets of water pour from on high, flung by the workers of a construction site. We speed up our pace and we proceed along our way.

PHASE 4 – THE IBIZENQUE PARTY

The alley ends in an open space crowded with people, the situation doesn't look good. We hear some music coming from south and we take a narrow road to go and check. We remain agape. In the court of a gym there's a metal structure from which continuous spurts of water come out. People are dancing completely soaked following the rhythm of the dj, while cameramen are covering the party and the logos of the sponsor, Fanta, are everywhere. We sneak inside clearing our way among a stream of people and we lose ourselves in wild dances. Three guards are controlling the unfold of the event, so that the party will not degenerate, but they're totally muddy, too. Unbelievable, we would have never expected anything similar: more than in Nepal, it seems to be in Ibiza.

Distracted by the joyful environment we make a stupid mistake, leaving our ammunitions unattended: in a few minutes some of the children get many of them, halving our equipment. We receive many blessings from a bevy of women wrapped in purple sari and a group of men with colourful faces.
We leave the party and we resumed our journey.

PHASE 5 – ENTERING “KABUL”

We overcome the main road that borders the district of Sanepa and we walk into an alley to the east, that I take every morning to get to the centre of Patan and reach the centre for kids with mental disabilities. The view is wide and we proceed with a quick pace, until we reach the next intersection. Here begin the houses of the medieval village and the road becomes narrow and dark. Bad omens on the horizon. A few steps and we realize the mess in which we ended. From Ibiza to Kabul in less than a mile: swarms of tiny fighters are deployed in front of us armed with water balloons which at best contain water and sludge; buckets of water rain from the balconies without pause, with the women that promptly reload the ammunitions for their daughters; a man crosses the street looking harmless, but goes around, gets a bucket and attack us from behind. We are surrounded, we're in hell. Children throw the water balloons with such force that if they'd throw stones it would hurt less. Women and older people are laughing at the sight of these strange white-skinned individuals targeted as skittles by sons, daughters, grandchildren and husbands. We're running out of balloons and the bottles are almost empty. We defend ourselves as best we can, but we are forced to beat a retreat licking our wounds.

PHASE 6 – DURBAR SQUARE PATAN

We reach Patan Durbar Square, one of the three most beautiful and important squares of Nepal, UNESCO World Heritage Site since 1979 and home of the ancient royal palace, Buddhist monuments and magnificent Hindu temples. The whole area is in turmoil. We descend immediately into Manga Hiti, an underground tank with three beautiful makara, mythological crocodiles from whose mouth pours water: what is usually a place used by Nepali people to wash and recharge tanks, now becomes a miraculous source to get the precious liquid for the ammunitions. Being there means to become easy targets, such as deers drinking from a lake surrounded by packs of predators ready to strike. We are repeatedly hit but we stoically resist and charge the bottles; in the meanwhile many children fill small transparent plastic bags, balloons here are pretty useless. We flee from the basin and take a stand in the square. Many Nepali come to wish us "Happy Holi!", using our faces as canvases of an abstract painting. We lull in the sun looking for a little heat to dry our wet clothes and we pause to observe the square, crawling with people and rich with vibrant colours: it's a fabulous show. We are sporadically attacked and we respond with quick bursts of water.

STEP 7 CONQUERING THE TERRITORY

We are sitting on the steps of Vishwanatha Temple, a structure dating back to 1627 and dedicated to the worship of Shiva: two stone elephants guard the entrance and the roof is decorated with erotic carvings. The time has come to mark the territory. I get shot in the back by a water balloon thrown by a boy. I turn around quietly and establish eye contact. I look at him, he looks at me. The square falls silent, the tension is palpable. I rush in pursuit of the rascal and the crowd erupts in a roar. The little pest is fast and easily escapes through the narrow streets around the square, but I run after him overcoming the obstacles with nimble jumps. The distance between us is getting shorter, the brat is doomed: when I reach him I feel no pity and I empty half pink bottle on the poor victim. I return to our position and look forward to the next fearless opponent. The threat is immediate and we are attacked other four or five times. A group of youngsters targets us from afar with a hail of water balloons. At the first moment of distraction Simone and I grab four bottles and off we go on the offensive: we take position at 3 o'clock, we get around the Krishna temple and stealthy as ninjas we take them by surprise and wash them all from first to last. Almost thirty years old and still feeling like a baby. Two Japanese tourists approach me and give me their coloured powders as a sign of respect for my heroic deeds in combat. The hierarchy is established, the territory is ours.

STEP 8 PICTURES, BALLOONS AND COLOURS

No one throws water balloons tu us anymore and children come to play with us. I fill their bottles and bags with the colours that I have left. Mothers hold out the open hands of their younger children, ready to receive the blessing of the pigments. I pull out of the bag a package of balloons and immediately dozens of children surround me like bees on a hive. I distribute colours and balloons to each one of them, but also to grandparents rushed on their younger grandchildren's place. We receive continuous blessings, we take group photos with Nepalese and tourists, the atmosphere is fantastic, the enthusiasm is through the roof.

In the afternoon, the square becomes empty, and we start our walk back home. We cross again "Kabul", not without difficulty, and we come across a mini teknival with drunken Nepali dancing, tugging and rolling in the mud. We reach our headquarters, we take some photos and enjoy the sunset as it prepares to seraphically wrap the valley.

EPILOGUE

It was a wonderful day. I do not know what image you have of the so-called "Third World." I've still in my eyes the looks of thousands of ecstatic kids, the smiles of the parents, the fun of their grandparents. Children of all ages that for one day forget blackouts, poverty, traffic, smog, the school, rubble, precarious or nonexistent jobs. People who would have every right to complain, to be sad, in a bad mood, which could rise up and transform their discomfort in violence. Individuals who could blow their anger with arrogance and instead... play! They chase, wet, smile and bless one another in a whirlwind of joy and colours. Hands and faces in shades of bright, open and radiant hearts, rainbow clouds of dust dissolving in the air.

Growing up we abandon the age of childhood, responsibilities are increased, we become adults and, consequently, more serious (or at least we try). Yet simple people of a country like Nepal, one of the poorest nations in the world, teaches us that something clashes, is out of place: we've lost the sense of play and carefreeness! It's not necessary to enter the offices of Google to understand that creativity is fun, joy, and passion. Playing means to become children again, to give shape and expression to our deepest self, letting ourselves go, learning not to take ourselves too seriously. If I could enact a law I'd institute a day every month of mandatory play for all, from 0 to 99 years. Hide and seek, dodgeball, the four cantons, the festival of colours. If we were busy preparing water balloon, perhaps, we would not have time to drop bombs and shoot real bullets.

"It took me four years to paint like Raphael, but a lifetime to paint like a child." Pablo Picasso



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6 commenti:

  1. Bellissimo!!!!!!!!!!!!!!
    Foto splendide!
    Racconto coinvolgente!
    Che bello.
    Sono invidioso della esperienza, ed un po' anche dell'età.
    Siete tutti bellissimi.

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    Risposte
    1. È stato meraviglioso!
      E non è mai troppo tardi, è una festa che coinvolge tutti, grandi e piccini. basta non avere paura di sporcarsi... ;)

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  2. che belle cose....
    che bell'esperienza
    che bello tutto.

    ti ammiro

    melkio

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    Risposte
    1. Melkiuzzo!
      Il prossimo anno un Bang Face in meno e un Holi in più! ;)

      Un abbraccio a te e gentile consorte!
      A

      Elimina

 

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