UBI SOLITUDINEM FACIUNT, PACEM APPELLANT



Trasferirsi in un altro paese è forse il metodo migliore per (ri)scoprire il patrimonio culturale, artistico, storico, alimentare, sociale e umano che ci appartiene e che si lascia alle spalle.

Ogni volta che viaggio o mi stabilisco all'interno di nuovi confini vedo aumentare la mia consapevolezza e l'amore per l'Italia, la terra in cui sono nato e cresciuto. A discapito di tutti i facili slogan, contro qualsiasi nazionalismo e in barba all'anti-italianità-a-priori da quattro soldi, prodotto di finte menti pseudo-rivoluzionarie (a qualsiasi livello, dai piani alti nei banchi della politica, ai miei coetanei sugli sgabelli dei bar, e molto spesso è solo uno stratagemma per sembrare "cool"), vedo nell'Italia è un paese meraviglioso, variegato, ricco di eccellenze e con un ventaglio di infinite possibilità di fronte a sé.

Parallelamente, tuttavia, vivere all'estero significa avere un punto d'osservazione privilegiato, che molti italiani non hanno: si è al di fuori del "fuoco nemico" e si può evadere dal continuo bombardamento mediatico a cui 60 milioni di cittadini non riescono a sfuggire. Diventa più facile prendere fatti, parole e avvenimenti per quello che sono, riducendo i filtri, aumentando le fonti e mantenendo una prospettiva più ampia.
E inevitabilmente crescono a dismisura la tristezza e lo sconforto nel vedere così maltrattato un paese inerme, incapace di reagire nei confronti di una violenza e di uno scempio che non arrivano dall'esterno, ma da dentro; un male incurabile che mano a mano si allarga e non regredisce mai.

Ogni volta che ho lasciato l'Italia per brevi o lunghi periodi non è mai stata una "fuga", ma un percorso di scoperta, di avvicinamento all'altro, al nuovo, al diverso. Continuo inoltre a credere che la "fuga" non sia la soluzione, perché non risolve i problemi e anzi, forse li acuisce. Eppure provate voi a mettervi nei panni di ventenni e trentenni con un filo di cervello e una valigia di speranze. Qualcuno mi dice che ho avuto coraggio a fare i bagagli e partire per una terra così lontana, ma si sbaglia. Partire è facile. È a restare che ci va coraggio.

4 commenti:

  1. Una Italia ingolfata da comici-politici e da politici-comici, come un motore d'auto,
    non riesce erogare tutta l'energia che potrebbe.
    Non solo per questo, ovviamente, contribuisce l'inquinamento derivante dal consumismo
    esasperato, dalla finanza creativa, dal bombardante "fuoco amico", dalla scuola a cui mancano i valori della cultura e anche la carta igienica.
    Quindi: evviva chi sceglie di conoscere il mondo, ciò allarga la mente e la visuale.
    Incrementa la consapevolezza di se stessi e la conoscenza della realtà , disperdendo i canti delle sirene.
    Partire non è così facile, tornare è più difficile, ma possibile quando si raggiunge la speranza di poter contribuire, noi stessi, a migliorare il proprio paese.
    Saluti affettuosi.
    (L'angolo di Hyde Park con una cassetta per podio, farebbe proprio a caso mio!)

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    1. Scientology ti fa un baffo!

      Quella speranza è l'unica cosa che tiene acceso un po' di ottimismo nella prospettiva di un ritorno.
      Ma finché il vento soffia continuo a spiegare le vele, nonostante bufere e mare alto. Tanto ormai sono anche sub...

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  2. da persona che lavora quotidianamente per alimentare le speranze di qualche venti trentenne non posso che concordare....che tristezza questa foto....che tristezza che l'innominabile ne sia uscito paradossalmente bene... Come si potrebbe dire parafrasando neil simon "ancora lui, sempre lui, per sempre lui, mai un momento di pausa !" Come sempre l'ordine resta Soldato Andreaaaa, resistere tra le montagne salvaguardando le munizioni e l'ultima pallottola...se il nemico si ritira ti avviso via fax ok?
    ciaou
    saluti da un paese meraviglioso..se una piccola estinzione di massa ci aiutasse :-)

    Giovanni

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    1. Caro Giovanni,
      a quanto pare bisogna sempre fare tutto da soli e c'è chi ci ha già pensato: http://www.vhemt.org/iaboutvhemt.htm

      Nell'attesa, continua con il tuo tenace lavoro e tieni alto il morale di quelle anime vagabonde che bussano alla tua porta.

      Saluti himalayani,
      A

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